“La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa, l’irragionevole e ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso”
– Franklin Delano Roosevelt –
Nulla di più vero. Questa celebre frase appartiene al 23esimo presidente Franklin Delano Roosevelt. Vi chiederete come mai, in un articolo che tratta l’argomento del Green Deal, viene citato il presidente Roosevelt.
Ebbene, se vi dicessi che è stato proprio lui il primo a proporre un New Deal? Se vi dicessi che, sia il Green New Deal Americano, sia il Green Deal Europeo prendono in realtà spunto dal piano che il presidente Roosevelt aveva progettato con l’obiettivo di far ripartire il paese dopo la Grande Depressione del 1929?
E probabilmente vi chiederete anche perché mai in ogni articolo di questo Blog fino ad ora c’è sempre una parte di storia? Perché credo che il nostro passato sia importante per comprendere il nostro presente ed immaginare il nostro futuro.
Vedete, a mio modesto parere, ogni cosa che avviene ai giorni nostri, possiede un evento storico speculare, quasi gemello.
È qualcosa che ultimamente attira spesso la mia attenzione, magari mi sbaglio, magari sono semplicemente dei collegamenti mentali e spontanei nel tentativo di dare o darmi delle spiegazioni, o sono dei fatti accaduti che possono essere letti in modi diversi. I fatti sono fatti e non sono contestabili, ma è anche normale che ognuno di noi viva la storia dal proprio punto di vista personale.
Ad ogni modo, l’attuale Green Deal mi ha fatto pensare.
Proviamo ad analizzare, sinteticamente, i tre Deal presi in considerazione.
Andando in ordine cronologico, partiamo dal New Deal di Roosevelt. Che cos’è quindi?
Siamo fra il 1933 e il 1937, quando il neo presidente in carica, propone di attuare un piano di riforme economiche e sociali con l’obiettivo di impostare un nuovo rapporto fra stato ed economia, atto a fronteggiare la Crisi del ‘29.
Ecco alcuni dei punti del programma:
- potenziamento dei lavori pubblici per favorire la diminuzione della disoccupazione.
- sostenere i prezzi agricoli per impedire l’ulteriore abbassamento del tenore di vita degli agricoltori.
- sviluppare ed unificare attività assistenziali.
- regolamentare i trasporti e i servizi pubblici.
- disciplinare il rapporto fra capitale e lavoro.
- sfruttare le risorse del bacino del fiume per produrre energia elettrica che verrà poi rivenduta a prezzi concorrenziali (ci aveva visto lungo il signor Roosevelt).
Tenendo a mente questi punti, proviamo ora ad esaminare il Green new Deal Americano.
Nel 2019 la deputata Alexandria Ocasio – Cortez, ha proposto un piano di riforme economiche e sociali, inizialmente promulgato negli Stati Uniti, incentrate sul cambiamento climatico e le disuguaglianze economiche e sociali. L’obiettivo era quello di far scattare senza indugi una transazione degli Stati Uniti verso un utilizzo di fonti rinnovabili di energia al 100% con emissioni zero da effetto serra, da completare entro dieci anni.
Vediamo alcune delle proposte Green:
- nascita di una Smart Grid, ovvero una rete elettrica efficiente, senza sprechi e accessibile.
- rendere più efficienti, sotto il profilo dei consumi, tutti i palazzi; risanare quindi gli immobili dal punto di vista energetico.
- rivoluzionare i trasporti e le loro infrastrutture, per ottenere emissioni zero.
- un nuovo social impact.
- Carbon Tax, ovvero una tassa sulle risorse energetiche che emettono diossido di carbonio nell’atmosfera.
- Green Jobs e la reintegrazione delle comunità native ed indigene.
Di nuovo, facciamo bagaglio di queste nozioni e analizziamo infine l’ultimo Deal, il più recente, quello che ci coinvolge di più; Il Green Deal Europeo. Che cos’è?
E’ un patto, un insieme di iniziative politiche, una strategia Green, proposta dalla commissione Europea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, detta anche Climate Neutral.
L’obiettivo principale è quello di fare la propria parte per limitare l’aumento del riscaldamento globale, che secondo le stime deve rimanere entro 1,5° rispetto all’epoca preindustriale per non causare danni. Questo limite è stato stabilito nel 2015 dagli Accordi di Parigi.
Alcuni degli altri obiettivi sono:
- Azzerare le emissioni climatiche Europee entro il 2050.
- rendere l’energia più pulita, potenziando la diffusione delle energie rinnovabili.
- rendere più sostenibili le attività umane, impostando nuove regole per la costruzione e la ristrutturazione e potenziando i rapporti pubblici su rotaia.
- promuovere la biodiversità proteggendo boschi, foreste e specie in via di estinzione.
- diffondere energia circolare, sfruttando l’economia circolare.
- riservare una quota stabilità dei fondi europei per iniziative sostenibili.
Bene, la domanda che vi pongo ora è, notate delle somiglianze, dei punti in comune?
Quello che personalmente ha attirato la mia attenzione è il fatto che entrambi i più recenti Deal, quindi il Green New Deal Americano e il Green Deal Europeo, combinano l’approccio economico di Roosevelt con le idee più moderne come l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica.
C’è quindi stato uno sviluppo naturale e spontaneo, che rispecchia i bisogni della società odierna. Non dimentichiamoci però che per ideare queste nuove proposte sono state essenziali le basi dettate dalla storia. Mi sento quindi di sottolineare di nuovo l’importanza della conoscenza del nostro passato per poter comprendere ed affrontare il nostro presente, con l’obiettivo di rendere migliore il nostro futuro.
Affermato ciò, torniamo al nostro Green Deal, che cosa si farà quindi concretamente?
Per ogni obiettivo sopracitato, la commissione diffonderà prima un piano strategico e poi un’azione concreta per cercare di raggiungerlo.
Le misure saranno poi di natura legislativa diversa; le più importanti saranno le direttive e i regolamenti, ovvero le leggi vincolanti per tutti gli stati nazionali, di fatto già entro la fine del 2021 ci saranno nuovi limiti per l’inquinamento prodotto dalle automobili.
A proposito di questo, il 14 Luglio di quest’anno, la Commissione Europea ha presentato il pacchetto FitFor55, ovvero pronti per il 55%. Il pacchetto si riferisce all’obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 55% fissato dall’UE per il 2030, ed è un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative vigenti, e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche dell’Unione Europea siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento Europeo.
Il pacchetto propone quindi un quadro coerente, che sia equo e socialmente giusto in modo da mantenere e rafforzare l’innovazione e la competitività dell’industria Europea, ma garantendo anche allo stesso tempo condizioni di parità rispetto agli operatori economici dei paesi terzi, come ad esempio i paesi dell’est Europa ed in particolare la Polonia, la quale fatica ad immaginare l’utilizzo dell’energia rinnovabile in quanto quasi il 90% del fabbisogno energetico viene coperto dal carbone, e allo stesso tempo che sostenga la posizione dell’UE nella lotta globale contro i cambiamenti climatici.
E’ quindi un piano ambizioso, che comprende tanti punti nei diversi ambiti economici e ambientali e, dal punto di vista antropologico, è anche complesso in quanto che deve tenere conto delle differenti mentalità delle società, ma con l’obiettivo comune di prevenire, di risolvere e di alleviare e allontanare la paura, l’irragionevole e ingiustificato terrore senza nome, dell’incognita che rappresenta il nostro futuro, in modo da non paralizzarsi, in modo da poter guardare al progresso.