Che cosa intendiamo per sostenibilità? Cosa significa? Ma soprattutto quando se ne è parlato per la prima volta?
Partiamo dall’etimologia della parola sostenibilità; questo termine trova le sue radici dal latino – sustinere – il cui significato è sostenere, difendere, prendersi cura.
Quindi quando nasce per la prima volta il concetto di sostenibilità?
Per rispondere a questa domanda è necessario dover affrontare alcune tappe storiche, prometto che proverò a non annoiarvi troppo.
E’ importante anche, a mio parere, introdurre un paio di figure storiche che ci hanno permesso di conoscere il concetto di sostenibilità come ci è oggi noto.
La prima figura che vorrei presentarvi, è il Club di Roma, un’organizzazione non governativa, di scienziati, attivisti, economisti, uomini e donne di affari, alti dirigenti pubblici e capi di Stato, di tutti e cinque i continenti, la cui mission è di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si troverà nel tempo ad affrontare, analizzandoli poi in un contesto globale e mondiale per poi ricercare le diverse possibili soluzioni nei vari scenari alternativi.
Tenendo a mente il ruolo di questa organizzazione non-profit, torniamo ora indietro nel tempo quando finalmente negli anni ‘70, più precisamente nel 1972 si parla di sostenibilità in un documento chiamato “Limits of Growth” commissionato appunto dal Club di Roma al MIT, in cui si afferma in modo ovvio ma allo stesso tempo rivoluzionario che “ Non è possibile una crescita infinita in un pianeta finito e con risorse naturali non rinnovabili”.
Nello stesso anno in occasione della prima conferenza sull’ambiente delle Nazioni Unite, si definisce sul piano politico che si tratta di un “diritto di tutti gli esseri umani avere condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere”.
Questo concetto conduce quindi poi al 1987, in occasione dell’incontro della Commissione mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo dell’ONU (World Commission on Environment and Development – WCED), tenutasi in Svezia a Stoccolma.
Vi voglio quindi presentare la seconda figura importante per lo sviluppo del concetto di sostenibilità. Il presidente della commissione sopracitata, Gro Harlem Brundtland, prima donna nonché la persona più giovane a ricoprire la carica di primo ministro norvegese nel 1981. Fra il 1981 e il 1996 guidò il governo in tre riprese per quasi 10 anni complessivi. Scusate se è poco.
Nel 1983, il segretario generale delle nazioni unite, la nomina presidente della commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo e nel 1987, in occasione proprio dell’incontro della WCED a Stoccolma, presenta il rapporto Brundtland (Our Common Future) che conteneva una definizione di sviluppo sostenibile che coniugava le aspettative di benessere e di crescita economica con il rispetto dell’ambiente e la preservazione delle risorse naturali.
Viene così esposto ufficialmente per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile definendolo come un sistema “che assicura la soddisfazione dei bisogni della generazione attuale senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future”.
Si arriva così al 1992 a Rio De Janeiro, dove il concetto di sviluppo sostenibile viene poi ripreso ed integrato in occasione della conferenza ONU su ambiente e sviluppo detta anche Earth Summit. Durante la conferenza emerge l’idea che uno sviluppo sostenibile non possa limitarsi ai soli aspetti ambientali, ma che debba prevedere l’intreccio indissolubile tra questi e le problematiche della giustizia economica e dell’equità sociale; una vera sostenibilità deve essere quindi contemporaneamente ambientale, economica e sociale.
Fra i risultati importanti della conferenza di Rio ricordiamo soprattutto la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che porterà poi alla stesura del protocollo di Kyoto di cui parleremo presto in un nuovo articolo.
Fra i documenti ufficiali stilati durante la conferenza di Rio vorrei porre un focus sull’Agenda 21, un corposo documento adottato dai partecipanti al vertice, che contiene le linee guida (in campo sociale, culturale, ambientale ed economico) cui devono ispirarsi i progetti di sviluppo sostenibile.
In particolare, il Capitolo 28 spinge ogni singola comunità ad elaborare una versione locale di questo documento, la cosiddetta Agenda 21 Locale che, nelle intenzioni, dovrebbe essere un vero e proprio piano condiviso di azione ambientale, frutto di una strategia che preveda la più ampia partecipazione possibile della popolazione. Da qui lo slogan “Pensa globalmente – Agisci localmente”.
Fra gli altri documenti ufficiali ricordiamo:
- Dichiarazione di Rio, che definisce in 27 principi, i diritti e le responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile.
- Convenzione sulla diversità biologica
- Principi sulle foreste
- Convenzione sul cambiamenti climatico
Tutti argomenti che tratteremo sicuramente in altri articoli, in quanto sono grandi stimoli.
Cercando di riassumere il tutto, il tema principale dell’idea di sviluppo sostenibile riguarda quindi l’esigenza di un cambiamento potenziale della visione del rapporto tra attività economica e mondo naturale. Si sostituisce così il modello economico dell’espansione quantitativa (crescita) con quello del miglioramento qualitativo (sviluppo) come chiave per il progresso futuro. Ecco perché oggi si predilige parlare di sviluppo sostenibile e non più di crescita.